E’ passata più di una settimana dalla fatale mattina in cui il cantiere in via Mariti a Firenze ha ceduto, portando con sé cinque vittime e tre feriti. Da subito è sembrato che la caduta di una pesante trave abbia causato la tragedia, ma è probabile che la versione dei fatti sia destinata a cambiare, soprattutto dopo alcune dichiarazioni. Intanto, la zona è stata sottoposta a sequestro e sigillata, per permettere alle indagini di procedere.

Le dichiarazioni

Uno degli eventi che ha caratterizzato queste tremende giornate è, in particolare, una dichiarazione da parte dell’azienda che ha posato la trave. La società, che ha sede a Fontanellato, in provincia di Parma, ha deciso di rompere il silenzio attraverso le parole di uno dei soci fondatori. L’uomo spiega che la ditta aveva in realtà già svolto lavori all’interno del cantiere fiorentino, e che soprattutto non si deve cercare il colpevole in chi ha assicurato la trave (a detta sua ancora al suo posto), ma nelle alette laterali che la sorreggevano, che sono poi crollate sotto il peso della trave stessa.

Sono altresì al vaglio degli inquirenti le dichiarazioni degli operatori presenti quella mattina di venerdì 16 febbraio. In moltissimi hanno dichiarato che il cantiere aveva tentato di procedere più velocemente, senza dunque avere una base di sicurezza su cui poi operare.

Per le famiglie della tragedia di Firenze

Il cordoglio è forte e proviene da ogni parte d’Italia. Il comune di Firenze, a cui si sono poi allineate altre associazioni, ha lanciato una raccolta fondi per i parenti delle vittime, e si parla già di far diventare quello spazio così cementificato e legato alla triste vicenda un parco per tutte le vittime di incidenti sul lavoro. La Regione Toscana, infine, ha proposto la “Carta di Firenze”, un accordo di promozione della formazione e sicurezza sui luoghi di lavoro, ed in contrasto ai subappalti e alla logica del massimo ribasso.

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