CNH Industrial dice addio a Piazza Affari. Tanto tuonò che piovve. Era infatti un annuncio che la dirigenza del Gruppo aveva già ampiamente annunciato in occasione della scissione di Iveco. Lo spin-off del marchio, avvenuto ormai più di un anno fa, era motivato dalla focalizzazione sulle attività off-road di CNH Industrial. Con l’evidente volontà di sviluppare ulteriormente i segmenti di agromeccanica e movimento terra.

Se nel primo caso il Gruppo è sicuramente fra i leader di mercato grazie a tecnologie di proprietà, nel nostro specifico settore si fa ancora fatica a capire quale strada vorrà prendere il marchio Case CE.

Di fatto è stato annunciato ufficialmente l’abbandono della borsa di Milano (Euronext), sulla quale il Gruppo è ancora presente, per migrare verso gli USA e i listini di Wall Street (NYSE, acronimo di New York Stock Exchange) dove è già presente.

Il delisting, non solo dall’Italia ma da una delle più importanti piazze borsistiche europee (e non solo), era per l’appunto nell’aria sin dallo scorporo di un anno fa. La maggior parte del management è infatti statunitense e le strategie dirigenziali sono da tempo e chiaramente orientate verso Oltreoceano.

Dirigenza che ha sottolineato in una nota come gli azionisti “potranno trarre maggiori benefici dal listing sul solo NYSE”. Fra le altre cose in pieno contrasto con quanto dichiarato nella scorsa estate.

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CNH Industrial, ha prevalso l’anima USA

All’interno della società fanno oggi parte i marchi trattoristici New Holland, Case IH e Steyr e quello del movimento terra Case CE. Il gruppo è attualmente dual-listed e le azioni sono scambiate sia a New York sia a Milano. Il dual listing è stato adottato nel 2013, ossia quando CNH Global N.V., quotata negli Stati Uniti, si è fusa con Fiat Industrial SpA, quotata a Milano, per formare CNH Industrial N.V.

Nel gennaio 2022, CNH Industrial N.V. ha scorporato le sue attività On-Highway creando Iveco Group N.V., una società quotata esclusivamente a Milano.

Da quando ha avuto origine lo spin-off, la maggioranza degli scambi sul titolo CNH Industrial si è progressivamente spostata sul NYSE. Questo – secondo la nota diffusa dal Gruppo – ha evidenziato che la quotazione sui mercati USA è più in linea con il nuovo profilo di business della Società e con la sua base di investitori.

La scelta della dirigenza di concentrare le negoziazioni in un unico mercato consentirà di migliorare la liquidità del titolo e di porre maggiore attenzione verso gli investitori. Con il risultato di semplificare ulteriormente l’assetto della Società e i requisiti regolamentari.

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L’iter per diventare single-listed

CNH Industrial ha informato la Borsa Italiana Euronext in merito alla sua intenzione di lasciare il listino europeo. Nelle intenzioni della dirigenza c’è infatti l’obiettivo di conseguire il single listing entro l’inizio del 2024. Attualmente il Gruppo sta anche valutando le iniziative attualmente in corso per l’armonizzazione e semplificazione della struttura regolamentare del mercato finanziario italiano. Si tratta infatti nuove norme che potrebbero consentire in un prossimo futuro una più agevole transizione verso il single listing al NYSE.

Ciò nonostante il Gruppo ha dichiarato che intende arrivare al delisting da Euronext Milano senza ulteriori attività societarie. Ed inoltre in una nota è stata anche paventata l’esistenza di strade alternative per raggiungere lo stesso obiettivo. Una dichiarazione che fa chiaramente intendere come CNH Industrial non voglia più rimanere nel listino milanese e abbia la “testa” altrove.

Il Consiglio di Amministrazione e il management di CNH Industrial ringraziano comunque Euronext Milano per essere stata una piazza di negoziazione per le azioni del Gruppo per 10 anni e guardano con fiducia al proseguimento della quotazione presso il NYSE.

Il Gruppo ha inoltre sottolineato come Goldman Sachs & Co. LLC agisce per proprio conto in qualità di financial advisor.

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Una ritirata senza fine dall’Italia

L’addio di Cnh Industrial da Piazza Affari segue quello della holding di controllo Exor, che ha lasciato Milano per Amsterdam. Restano quotate in Italia (per ora) le altre partecipate di casa Agnelli-Elkann, ossia Iveco, Juventus, Stellantis e Ferrari.

L’annuncio del delisting ha provocato il crollo del titolo in Borsa cedendo il 7% a 15,1 euro. Questo nonostante ricavi e utile per azione trimestrali superiori al consensus di Bloomberg.

Il crollo arriva, a onor del vero, dopo che il titolo aveva segnato nella seduta del 1 febbraio un nuovo massimo storico.

Da un punto di vista dei conti, CNH Industrial ha chiuso il 2022 con un fatturato di 23.5 miliardi di dollari (+20,8% rispetto all’anno precedente, +24% a valuta costante) e con un utile netto di 2 miliardi di dollari (utile netto adjusted di 2.004 milioni, con un risultato diluito per azione adjusted di 1,46 dollari).

Cosa ne penso

Costantino Radis

CNH INDUSTRIAL E IL MITO DEGLI USA. MA LA VERA SFIDA E’ QUI. E TUTTI LO HANNO CAPITO. ANCHE I COSTRUTTORI CINESI.

CNH Industrial lascia il listino di Milano a favore di Wall Street. Una visione orientata verso gli USA e che avevamo già capito chiaramente dal progressivo impoverimento di contenuti “europei” della gamma Case CE.

Pecunia non olet. L'imperatore Vespasiano lo sapeva molto bene e con questa frase a lui attribuita ha reso celebre il detto che il denaro, da qualsiasi parte arrivi, non ha odore.

Deve essere la stessa cosa che ha pensato la dirigenza di CNH Industrial quando ha deciso il delisting da Piazza Affari. Una valutazione che deriva da report e "numeri" che hanno chiaramente indicato come gli investitori "migliori" del Gruppo siano negli USA. Una scelta che potrà dare, a loro avviso, maggiori garanzie al profilo ideale di chi decide di acquistare le azioni di CNH Industrial.

Considerazioni che derivano, a mio avviso, anche da scelte "strategiche" dello stesso Gruppo dove, soprattutto nel movimento terra, hanno chiaramente guidato gli stessi investitori. Laddove infatti si intravede instabilità, indecisione e mancanza di prospettive la fiducia cala e si rivolge la propria attenzione altrove. Con gli USA dove l'agricoltura ha un peso rilevante e strategico con ampie marginalità e un mercato importante. E dove il movimento terra di CASE CE ha concentrato la propria attenzione con un continuo impoverimento di gamma senza rinnovare le versioni per il mercato UE.

Un mercato sicuramente ad alta complessità e bassa marginalità ma dove molti altri competitor si stanno concentrando. Perché in realtà la sfida è qui. Sia da un punto di vista tecnologico, sia da quello di mercato. Vincere qui significa essere pronti a qualsiasi sfida in qualsiasi altro luogo.

Non è quindi un caso se un costruttore come Yanmar abbia al proprio vertice un europeo. Una lungimiranza che dimostra che chi è orientato al prodotto vuole fortemente mantenere le proprie basi nel vecchio continente.

La dipartita dal mercato cinese di CASE CE dimostra ulteriormente come le scelte dirigenziali siano di fatto orientate a quello che è il vero mercato domestico. Ossia gli USA. Vedremo i risultati perché, più che una strategia, sembra una specie di navigazione a vista. Una mancanza di visione che non prevede investimenti, studi di prodotto e valorizzazione di un patrimonio storico che non ha evidentemente lasciato nulla in eredità. E l'arrivo degli escavatori gommati "made by Hyundai" penso sia la ciliegina sulla torta.

Un progressivo e inesorabile abbandono del terreno lasciando in mano il mercato a competitor agguerriti che cercano di nobilitarsi. Come ad esempio i costruttori cinesi che vogliono stabilire le proprie basi qui.

Se la quotazione in borsa può sembra ininfulente da un punto di vista di ricerca e produzione, in realtà dice molto più di quel che non si pensi. E questo dovrebbe portare ad una seria riflessione anche chi lavora in CNH e in CASE CE in particolare. E' solo questione di tempo ma passare da centro a periferia non è mai un buon segno.

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