ANPAR, Associazione Nazionale Produttori Aggregati Riciclati, era stata molto chiara in merito al Decreto End of Waste. Ne avevamo parlato in diversi articoli e avevamo anche intervistato Carlo Colombino, vicepresidente nazionale dell’associazione che riunisce i professionisti del settore. Intervista video che vi riproponiamo e da cui emerge la chiara preoccupazione per una nuova normativa in materia che, nei fatti, ottiene esattamente il contrario di ciò che si prefigge.

ANPAR ha esercitato una forte azione di divulgazione e comunicazione che ha ottenuto il risultato di una focalizzazione da parte della grande opinione pubblica. Il problema infatti è serio. La nuova normativa mina alla base il ciclo virtuoso di economia circolare che riguarda i rifiuti da costruzione e demolizione. La richiesta di pareri ufficiali sulle nuove norme e sui valori imposti per la qualifica di “fine vita del rifiuto” ha portato a interessanti conclusioni. Fra cui quella del Consiglio di Stato, chiamato in causa per esprimersi in merito.

Il parere del Consiglio di Stato sul Decreto “End of Waste”

Fa decisamente riflettere il parere consultivo fornito lo scorso 10 maggio dal Consiglio di Stato. Un parere espresso da un organismo istituzionale, quindi, che solleva rilievi sulla “adeguatezza delle soluzioni prescelte rispetto alle finalità indicate dal legislatore”.

I Giudici che compongono l’organo hanno quindi posto un tema che mette in dubbio l’equilibrio della norma stessa. Ossia tra il favorire un impiego crescente dei materiali ottenuti dal riciclo di questa tipologia di rifiuti e la ovvia tutela della salute pubblica.

ANPAR aveva infatti già sottolineato come i parametri stabiliti per gli aggregati inerti da riciclo, in particolare quelli relativi ai limiti di concentrazione per cloruri e solfati, erano del tutto inadeguati alla realtà della concreta anali dei materiali da costruzione.

Si tratta di parametri che hanno sicuramente un impatto sulla salute delle persone ma la cui concentrazione è legata a fattori costituenti e non inquinanti. Con acque minerali in libera vendita, ad esempio, che spesso hanno concentrazioni superiori.

Gli impianti di ANPAR affrontano il riciclaggio in modo serio e competente

ANPAR

Il settore del riciclaggio tratta in Italia ogni anno circa 40 milioni di tonnellate di rifiuti da C&D

Le osservazioni ufficiali

Ma il parere del Consiglio di Stato è decisamente chiaro: “…pur trattandosi di parametri che hanno una potenziale incidenza sulla salute umana e sull’ambiente, per i quali, dunque, appare ragionevole assumere posizioni di assoluta prudenza, resta aperta l’esigenza di un’attenta valutazione, da parte dell’Amministrazione, degli effetti concreti di tali limiti prudenziali sull’efficacia del meccanismo di economia circolare attivato dalla presente regolamentazione affinché siano scongiurati effetti di forte riduzione dei quantitativi di rifiuti del genere in trattazione effettivamente avviati al recupero“.

Con i limiti indicati, avvertiva l’organo ufficiale dello Stato, ci potrebbe infatti essere il rischio di affossare invece che favorire il mercato del riciclo. Con la logica equazione “meno riciclo = più discarica”.

Il Decreto End of Waste rischia di paralizzare il settore

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Il Decreto End of Waste mina alla base una rete di impianti di riciclaggio fondamentali per il territorio

ANPAR e il rapporto con gli Enti. Il nuovo Governo apre al dialogo

Il Ministro della Transizione Ecologica del nuovo Governo, Gilberto Pichetto Fratin, ha accolto le preoccupazioni del settore facendo proprie le osservazioni del Consiglio di Stato. Ha inoltre dichiarato che, da novembe in poi, metterà mano al testo.

Non si tratta ovviamente di uno stravolgimento ma di un intervento mirato a riportare nei “binari della ragione” i parametri che, da un punto di vista prettamente scientifico, non sono fondati sulla realtà del settore.

La nuova norma è infatti entrata in vigore il 5 novembre scorso regolando la nuova disciplina sulla qualifica di rifiuto inerte da attività di costruzione e demolizione e altri rifiuti di origine minerale. Si tratta nello specifico del decreto n.152 del 27 settembre 2022, con cui si mettono in campo interventi in linea con gli obiettivi del PNRR e che prevede l’adeguamento delle aziende a partire dal 1 gennaio 2023.

Il decreto contiene il “Regolamento che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione e di altri rifiuti inerti di origine minerale” definito appunto End of Waste (EoW).

Gl impianti ANPAR sono una risorsa ambientale importante

ANPAR

Il Decreto End of Waste, così come strutturato, porterà a gravi danni per tutto il settore del recycling

L’annuncio ufficiale del Ministero

Ha fatto quindi notizia l’annuncio del Ministero che testualmente riporta “I tecnici del dicastero, secondo gli indirizzi del ministro Gilberto Pichetto Fratin, stanno già lavorando con il supporto di ISPRA ed ISS, per acquisire gli elementi tecnici necessari, sotto il profilo ambientale e sanitario, con l’obiettivo di valutare eventuali aggiornamenti al provvedimento, prima del termine di 180 giorni dall’entrata in vigore previsto dalla norma”.

L’allarme di ANPAR e di tutta la filiera ha ottenuto ascolto

I professionisti del settore, proprio a seguito del parere del Consiglio di Stato, avevano più volte richiesto un dialogo costruttivo. ANPAR aveva proprio chiesto di rivedere lo schema di decreto predisposto dai tecnici del Ministero “in base alla logica di proporzionalità tra il mezzo ed il fine che il Consiglio di Stato ha fatto propria, e in particolare che siano rivisti i limiti dei parametri soprattutto in funzione della destinazione d’uso a cui i materiali che hanno cessato di essere rifiuti sono destinati, anche in linea con le scelte adottate da altri Paesi europei”.

Risposte che, da parte dell’allora ministro Roberto Cingolani, non sono mai arrivate. In compenso vi fu un comunicato coingiunto, datato 29 giugno 2022, in cui il settore fece corpo annunciando chiaramente “Da gennaio impianti chiusi e intera filiera bloccata”.

Comunicato firmata da ANPAR (Assoambiente), ANEPLA (Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei e Affini) e Nadeco (Associazione Nazionale Demolizione ed Economia Circolare per le Costruzioni). Con l’aggiunta della nota di denuncia che “la normativa sui rifiuti da costruzione e demolizione in arrivo rischia di passare alla storia non come l’atteso Decreto End of Waste per i materiali inerti, ma come il Decreto che sancirà la fine delle attività che consentono ogni anno di riciclare circa 40 milioni di tonnellate di questi rifiuti”.

Il comunicato proseguiva “se non si porrà rimedio tempestivamente a quanto oggi previsto nello schema di decreto inviato alla Commissione europea, da gennaio del prossimo anno gli impianti del settore resteranno chiusi e si bloccheranno le attività di riciclo e di riutilizzo in tutta la filiera, oggi ancor più strategica in considerazione del piano di opere straordinarie che prenderanno avvio con il PNRR”.

ANPAR è il riferimento per il settore del recycling delle costruzioni

ANPAR

Il Decreto End of Waste si basa su valutazioni che vanno in contrasto con la destinazione d’uso dei materiali

I criteri per i controlli e la destinazione d’uso

A determinare la situazione di allarme sono soprattutto i criteri fissati per i controlli da effettuare sui prodotti delle lavorazioni. ANPAR si riferisce in modo specifico ai valori di concentrazione limite di solventi e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

La voce delle tre associazioni è chiara e univoca “La presenza negli aggregati riciclati di IPA o cromo esavalente è legata principalmente a costituenti dei rifiuti in ingresso al processo di recupero. Si tratta quindi di elementi che si ritrovano necessariamente in aggregati riciclati come il conglomerato bituminoso o il cemento. I limiti di concentrazione che il futuro Decreto End of Waste impone sono stati evidentemente ricavati dalla tabella relativa agli usi dei suoli sottoposti a bonifica destinati a zone residenziali o a verde”.

L’errore concettuale che mina il Decreto alla base è proprio questo. Infatti, sottolinea ANPAR “Qualora si intendesse ‘assimilare’ impropriamente i prodotti riciclati ai suoli, questi valori non corrispondono affatto all’impiego prevalente degli aggregati riciclati. Questi ultimi sono infatti utilizzati per oltre il 90% in opere infrastrutturali come rilevati, sottofondi, etc. Anche volendo seguire la logica di assimilazione ai suoli, quindi, per tali usi dovrebbero essere fissati limiti molto più elevati, prendendo a riferimento la tabella relativa alle aree industriali/commerciali”.

ANPAR

Il Decreto End of Waste, così come strutturato, porterà a gravi danni per tutto il settore del recycling

I paradossi di un Decreto pensato in modo avulso dalla realtà

Questo Decreto contiene dei veri e propri paradossi che evidenziano chiaramente la completa ignoranza del settore da parte di chi ha messo mano al testo.

Si è infatti scelto di alzare eccessivamente in alto l’asticella del principio di precauzione e della tutela ambientale con l’unico risultato di disincentivare la produzione e l’impiego degli aggregati riciclati. In nessun altro caso come per i rifiuti da Costruzione & Demolizione sono state così evidenti le contraddizioni tra il mondo dei rifiuti e quello dei materiali.

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L’errore di fondo secondo ANPAR

L’associazione dei produttori di aggregati riciclati sottolinea che “L’errore di fondo è che il regolamento non opera alcuna distinzione in base agli usi a cui gli aggregati sono destinati. Si tratta di una norma che, fra le altre cose, va in contrasto con le norme di prodotto UNI che ne regolano gli impieghi”.

Le conseguenze per il settore sono molto alte in quanto “Circa l’80% dei rifiuti inerti, oggi recuperati, dovrà trovare destino in discarica. Si tratta di circa 32 milioni di tonnellate di rifiuti inerti non pericolosi a cui trovare una sistemazione definitiva su cumulo. Senza inoltre contare l’impatto occupazionale con migliaia di addetti che perderanno il loro impiego. Oltre ovviamente al danno economico con centinaia di milioni di fatturato persi nella filiera del riciclo”.

ANPAR ha chiesto che venisse “…da subito avviato un tavolo ministeriale per la verifica dei criteri di monitoraggio”. Richiesta accettata dall’attuale Ministro in carica.

Paolo Barbieri, Presidente di ANPAR, ha commentato in modo ottimisto questa apertura “Accogliamo con favore questa apertura. Auspichiamo inoltre che possa favorire un confronto aperto e impostato su basi scientifiche tra il Ministero, con le proprie strutture tecniche, e il mondo imprenditoriale rappresentato dalle Associazioni di categoria. Noi confermiamo la nostra volontà di fornire un contributo concreto e costruttivo”.

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