Firenze, 16 febbraio 2024, ore 8:52. Il tempo si ferma. Un boato devasta il cantiere in via Mariti. Una trave di cemento di 20 metri e pesante 15 tonnellate cede, crolla dal terzo piano e impatta rovinosamente sugli operai impegnati nella costruzione del complesso. Con le indagini ancora in corso e tante, tantissime domande, dopo quattro interminabili giorni è bene fare il punto della situazione.

Le vittime di Firenze

Il bilancio è grave: tre feriti, quattro morti e un disperso, che i Vigili del Fuoco stanno ancora cercando di recuperare. La procura di Firenze ha acquisito i registri di entrata ed uscita del cantiere, dove si concentrano sospetti di vario tipo, in particolare irregolarità nei confronti degli operai. Uno di questi, infatti, non avrebbe avuto il permesso di soggiorno (scaduto da molto tempo) e sarebbe stato, dunque, assunto in nero. I sindacati lamentano inoltre un’altra, presunta, ma grande falla nella sicurezza: molti dei contratti erano per operai metalmeccanici (e non edili), con corsi di formazione al ribasso, più economici e meno dispendiosi anche in termini di tempo trascorso in aula.

Il primo sospettato è il cemento

Nonostante le premesse, la Polizia brancola ancora nel buio: le dinamiche dell’incidente non sono del tutto chiare, ciò su cui le indagini si stanno concentrando è l’unico elemento certo, ovvero il blocco di cemento che ha causato la tragedia. Subito sono scattati gli accertamenti per comprendere il motivo che ha causato il cedimento. La ditta costruttrice, che ha sede tripartita in provincia di Teramo, a Piacenza e a Caserta, è al vaglio degli inquirenti, che hanno acquisito i registri dell’appalto di Firenze per delle verifiche. La trave in questione è un prefabbricato, consegnato al cantiere la fatale mattina di venerdì.

I reati contestati sono omicidio colposo plurimo e crollo colposo. Non solo: dai registri di cantiere pare che siano emersi dei subappalti con sessanta ditte differenti, che hanno avuto accesso diretto all’area. Un focus su cui ci si sta ora concentrando è se la trave sotto accusa fosse in posizione corretta al momento del crollo.

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