Sicurezza sul lavoro. Una vera e propria utopia se consideriamo i già numerosi incidenti da inizio anno e l’ennesima morte sul lavoro accaduta ieri a Fonte Nuova, in provincia di Roma. Questa volta è purtroppo deceduto Massimo Pezza, di 22 anni, in un centro di trattamento rifiuti.

Ancora una volta si parla di un errato uso di una macchina fra quelle inquadrate dall’accordo Stato-Regioni del febbraio 2012. Sembra infatti che il malcapitato abbia spostato il mezzo all’interno di un capannone con il braccio della gru retrocabina alzata. Gru che, a sua volta, ha urtato alcuni elementi in calcestruzzo del capannone stesso provocandone il crollo e investendo la cabina del camion.

Massimo Pezza è quindi rimasto schiacciato al posto guida dal forte peso dei pannelli che ne hanno causato la morte sul colpo. La Procura di Tivoli ha immediatamente aperto un’inchiesta avviando un fascicolo di indagine contro ignoti per omicidio colposo. Il cadavere del ragazzo è stato trasferito all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico Gemelli di Roma per procedere all’autopsia disposta dal procuratore Francesco Menditto.

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Risulta evidente, dalla prima dinamica dell’incidente, che l’errore umano sia alla base di questa ennesima tragedia sul lavoro. La magistratura ha ovviamente disposto l’accertamento dei fatti in merito ad eventuali violazioni delle norme di sicurezza.

Solo un’attenta ricostruzione delle dinamiche potrà stabilire le reali responsabilità. Anche se si presume che, in prima istanza, sia stata la stessa vittima a causare l’incidente.

A monte c’è però sempre un interrogativo fondamentale. L’uso delle macchine in sicurezza è frutto di una attenta e continua formazione professionale? I costruttori di macchine prevedono adeguati sistemi di sicurezza per evitare che si verifichino situazioni di questo tipo?

Difficile rispondere ma, di fatto, formazione e tecnologia sono gli unici due elementi che possono venire in serio soccorso per evitare questa ecatombe. Insieme ad una cultura che è estremamente difficile costruire passo dopo passo.

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Cosa ne penso

Costantino Radis

SICUREZZA E MACCHINE. MANCA LA CULTURA DI BASE.

Ancora un morto sul lavoro a seguito di un probabile errato impiego di una macchina inquadrata dall’accordo Stato-Regioni. Ma cosa c’è che non funziona?

Anche oggi che è sabato e sto scrivendo questo articolo ho tenuto una docenza per un corso di formazione in un'azienda del torinese. Un'ottima impresa, una fra quelle maggiormente organizzate e che si dimostra attenta ad elementi sostanziali come la formazione del personale.

Con dipendenti giovani e motivati e con una forza di "vecchie guardie" in grado di essere dei veri buoni esempi per i nuovi arrivati.

Due giornate di formazione sulle PLE dove abbiamo affrontato molti aspetti normativi ragionando sugli aspetti funzionali ed operativi del cantiere.

Ed è proprio in questo contesto che uno dei titolari dell'azienda mi ha comunicato la notizia della morte di Massimo Pezza nell'assurdo incidente capitato in provincia di Roma.

Mi sono chiesto quale problema ci sia alla base. E quello che è emerso è che, alla fine, manca una cultura di base dove si metta al centro del processo le persone. Una mancanza di attenzione legata spesso e volentieri alle tariffe molto basse con cui le imprese lavorano in ambiti fra loro differenti. Ma dove le situazioni legate alla fretta, alla bassa professionalità e alla mancanza di formazione sono le cause principali di incidenti con esito spesso mortale.

Cosa possiamo fare? La prima cosa è sicuramente parlarne e mettere in atto degli atti concreti dove la sicurezza e il modo di pensare "in sicurezza" sia di esempio per chi - in qualche modo - ci guarda. Soprattutto verso le nuove generazioni.

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