LAURINI OFFICINE MECCANICHE. 70 anni non sono affatto un caso per l’azienda di Busseto
Laurini Officine Meccaniche spegne 70 candeline. Una crescita aziendale che da sempre si basa su innovazione, ascolto e collaborazione con i clienti. Una filosofia che ha portato al nuovo Settanta, un escavatore multifunzione che introduce elementi innovativi nel settore delle macchine da demolizione.

LAURINI OFFICINE MECCANICHE compie 70 anni. Una storia appassionante arrivata oggi ai sette decenni con la terza generazione attiva in azienda. Una bella notizia non solo per il nostro mondo estremamente specializzato ma anche per l’industria italiana in generale. La famiglia Laurini, con Marco ed i figli Lodovico e Margherita, è portatrice dei migliori valori con cui l’Italia è stata capace di uscire, dopo la seconda guerra mondiale, non solo dalle rovine del conflitto ma anche da una visione produttiva che l’ha vista abbracciare l’industrializzazione diffusa e innovativa.

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Al centro Margherita Laurini, a sinistra suo fratello Lodovico. Sono la terza generazione della famiglia attiva in azienda e affiancano il padre Marco (sulla destra) nella gestione della bella realtà emiliana.
Eravamo infatti negli anni ’50 quando Lodovico Laurini ha iniziato, in un piccolo locale di 30 metri quadrati, la sua attività di fabbro. Una visione che l’ha portato ad evolvere la propria attività verso la manutenzione delle macchine movimento terra. Tanto da diventare, nel tempo, “La” persona di fiducia per le tantissime imprese locali impegnate nel mondo del pipeline. Aziende operative in mezzo mondo con l’officina creata da Lodovico Laurini sempre disponibile a correre in soccorso e a fornire un’assistenza specializzata che richiedeva specifiche capacità.

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L’azienda di Busseto ha festeggiato i suoi primi 70 anni con una festa insieme a 300 invitati da ogni parte del mondo
L’innovazione come DNA della Laurini Officine Meccaniche
Ed è proprio in questo contesto che Marco Laurini cresce, va in cantiere, parla con i tecnici e gli operatori ed ha le sue prime idee di come meccanizzare alcune costose fasi operative. Un approccio concreto che ha visto l’arrivo in cantiere di GRUB. Una macchina innovativa che ha permesso di aumentare in modo incredibile l’efficienza nei cantieri della costruzione dei pipeline. Non solo. Ha anche aumentato la sicurezza in modo esponenziale riducendo i rischi nell’operatività all’interno delle trincee.

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GRUB è stata la macchina della svolta per l’azienda di Busseto. Ha rappresentato un’innovazione fondamentale per il mondo del pipeline
Si è trattato di un passo fondamentale che ha consentito di acquisire ancora di più, se possibile, la fiducia delle aziende di settore. Fiducia che si è concretizzata nella nascita di una gamma di impianti e macchine pensate, progettate e costruite per i cantieri di costruzione di metanodotti, oleodotti e, in generale, di condotte ad alto valore aggiunto.
Da allora, e parliamo dell’ormai lontano 1996, la Laurini Officine Meccaniche è diventata un riferimento globale per chi lavora nel pipeline. Una competenza che è cresciuta ulteriormente nel tempo ed ha permesso all’azienda emiliana di strutturarsi, investire e sviluppare al proprio interno competenze tecniche di valore. Un patrimonio di conoscenze, anche organizzative, che hanno consentito all’azienda di affacciarsi anche in altri settori. Sia quello dell’engineering, con lavori per risolvere problematiche estremamente specifiche, sia quello delle demolizioni.

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L’offerta per il pipeline comprende anche posatubi convenzionali ad alte prestazioni
Gli escavatori da demolizione
Ed è proprio il settore delle demolizioni, con la trasformazione degli escavatori idraulici per questo difficile e impegnativo compito, che ha rappresentato una sfida importante per la Laurini Officine Meccaniche. Stiamo infatti parlando di un ambito complesso in cui l’azienda di Busseto non si era mai cimentata prima. Un settore estremamente competitivo dove l’artigianalità è sempre stata, tranne rarissime eccezioni, la normalità. Se da un lato la Laurini non ha mai abbandonato la sua capacità di ascolto per capire le reali esigenze dei clienti, dall’altro ha saputo mettere in campo un’organizzazione produttiva in grado di affrontare produzioni in piccole serie.
Si è quindi collocata in modo intelligente sul mercato puntando su ascolto e capacità artigianale associati a visione da piccola industria.
Un “guanto di sfida” raccolto senza indugi e che ha rappresentato un ulteriore passo avanti. Parliamo di una sfida notebole in cui occorre tenere conto di forti sollecitazioni dinamiche, stringenti normative in tema di sicurezza, numerosissime variabili di cui tenere conto, approcci differenziati da parte di molti clienti, attrezzature con comportamenti molto differenti le une dalle altre. Un tema che potremmo definire “altamente spinoso” se volessimo ragionare in termini scolastici.

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Gli escavatori da demolizione sono diventati un asset fondamentale per l’azienda emiliana

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L’esperienza maturata nella trasformazione degli escavatori da demolizione si riversa nel nuovo Settanta
Di necessità virtù. L’arrivo di SETTANTA
Anche in questo caso Marco Laurini ed il suo team hanno fatto “di necessità virtù”. Essendo ogni giorno sul campo hanno parlato con gli utilizzatori. Un confronto costruttivo che ha portato, come già successo con le imprese del pipeline, a raccogliere idee ed esigenze operative mirate al settore.
Il primo e più importante elemento è che spesso le macchine trasformate partendo da mezzi di serie non raccolgono al 100% le esigenze degli specialisti. Esigenze che, altrettanto spesso, combaciano almeno in parte fra due settori differenti come quello del pipeline e delle demolizioni. Prima fra tutti quella di operare con pesi importanti a sbracci elevati. Al pari di una semplicità e agilità di trasporto che, soprattutto in Italia, sta diventando un requisito fondamentale per lavorare in modo efficiente e sereno.
Per questo motivo è nato SETTANTA. Un nome evocativo e che ricorda i 70 anni di vita della Laurini. Ma non solo. Ricorda che la capacità di ascolto dell’azienda è l’ingrediente segreto alla base del suo successo e della sua prosperità.

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Settanta rappresenta un’altra pietra miliare nel percorso aziendale
Un progetto che va nella direzione giusta
Pur essendo evidentemente un escavatore idraulico, è però difficile incasellare Settanta in una tipologia ben specifica. Infatti siamo di fronte ad un vero e proprio multifunzione in grado di spaziare tra applicazioni differenti fra loro.
L’impostazione progettuale prevede, come elemento sostanziale, l’incernieramento del braccio in posizione arretrata rispetto a quanto siamo normalmente abituati con gli escavatori convenzionali. Una scelta progettuale volta ad ottimizzare il baricentro per riuscire ad effettuare sollevamenti importanti. L’altra scelta particolare è il posizionamento dei due cilindri di sollevamento al di sotto, e non sui fianchi, del braccio. Anche in questo caso è una scelta tecnica con un duplice obiettivo. Il primo è di avere un comportamento strutturale ottimizzato proprio in funzione degli elevati carichi che Settanta è in grado di movimentare.

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Il nuovo Settanta è disponibile in diverse configurazioni di braccio

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Settanta nei colori aziendali dell’azienda di Busseto

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Il primo esemplare, nei colori aziendali del cliente, è stato venduto alla Didoné di Milano
Il secondo è invece di avere il minimo ingombro possibile per consentire alla cabina di rimanere all’interno della sagoma di 2,50 metri della torretta. Ovviamente mantenendo il braccio sostanzialmente nell’asse della ralla (si scosta di pochissimi centimetri) per ottimizzare al massimo la distribuzione dei carichi e la simmetria della macchina. Questa particolarità ha comportato a sua volta il posizionamento longitudinale del propulsore, uno Scania DC09 tarato a 257 kW (350 cv) con gli scambiatori collocati posteriormente.

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Il layout della torretta prevede il motore Scania DC09 in posizione longitudinale

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Gli scambiatori di calore sono collocati posteriormente
Vietato perdere tempo
L’impianto idraulico è stato progettato per evitare perdite di tempo di ogni genere. Sia da un punto di vista dell’efficienza operativa, sia da quello legato all’azionamento delle attrezzature. Il team di Laurini ha infatti messo a punto un impianto idraulico con una linea espressamente dedicata alle attrezzature con logica load-sensing in grado di fornire 350 l/min a 350 bar con un booster che la può elevare a 380 bar. Questo per consentire, a chi impiega attrezzature convenzionali a doppio effetto, di avere elevate velocità di apertura/chiusura e grandi forze di rottura.
Al contempo Laurini ha sviluppato anche un interessante attacco rapido a facce piane in grado, in pochi secondi, di connettere tutte le linee idrauliche nel momento in cui si va a cambiare la configurazione del braccio. Si guadagna ovviamente parecchio tempo rispetto ad un sistema manuale convenzionale e, cosa non da poco, si evita di doversi arrampicare sulla macchina aumentando la sicurezza all’interno del cantiere.

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Molto interessante la soluzione messa a punto per l’attacco rapido automatico delle linee idrauliche

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Il braccio scavo/demolizione con triplice articolazione idraulica ha un disegno molto funzionale
Compatto che guarda in alto
Il layout della torretta, insieme al carro allargabile idraulicamente e al braccio facilmente smontabile, portano ad avere una macchina facilmente trasportabile nei 2,50 metri e con un peso che rimane ampiamente al di sotto della soglia psicologica delle 50 tonnellate. Si tratta di due limiti che in Italia fanno la vera differenza in termini di tempi autorizzativi e che oltre confine permettono di viaggiare in modo quasi ordinario.
Ma non bisogna farsi trarre in inganno. Pur essendo una macchina compatta e agile, il Settanta ha prestazioni che lo mettono in competizione con un mezzo di classe superiore. E’ infatti in grado di lavorare ad un’altezza massima al perno di 24,5 metri con un’attrezzatura da 3.000 kg. Se scegliamo invece di lavorare con il braccio demolizione/scavo con triplice articolazione si arriva a 14,5 metri con un utensile da 5.000 kg. A tutto vantaggio, quindi, delle prestazioni e dell’efficienza nel cantiere.

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Il nuovo Settanta è in grado di raggiungere l’altezza massima al perno di 24,5 metri con un’attrezzatura da 3.000 kg

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Il braccio da demolizione di Settanta in una foto d’officina

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In configurazione con braccio triplice il nuovo Settanta si presenta come un mezzo estremamente versatile