Mercoledì 21 febbraio, nel territorio di Motta d’Affermo (Messina) ha avuto luogo un grave incendio, di natura dolosa, ai danni del cantiere di una nota azienda edile originaria di Castel di Lucio, in provincia di Messina. Verso le 19, infatti, secondo quanto ricostruito, alcuni criminali hanno dato alle fiamme un mini escavatore della ditta, che fornisce servizi di tipo edile e di estrazione. Lo sgomento della comunità deriva dal fatto che l’atto (è ormai confermato) abbia scopo intimidatorio: l’imprenditore a cui è rivolto è molto conosciuto nella zona per la grande etica e per lo slancio economico che ha dato a tutto il territorio. Il movente, per il momento, è sconosciuto.

Non è purtroppo la prima volta che accade un incendio simile: già nel 2012 un duplice attentato, ancora una volta incendiario, scosse la tranquillità della società edile e della popolazione. Due escavatori bruciati in una settimana, il 30 marzo ed il 6 aprile. Danni, oltre che economici, morali. Nonostante questo clima teso, dalle indagini dei militari dell’Arma dei Carabinieri non emerse nulla. L’azienda, pur minacciata, decise coraggiosamente di non chiudere. Anche nel 2020, un’indagine antimafia portò al fermo di 11 persone, con accusa di estorsione: tra gli episodi ricostruiti, alcuni erano diretti proprio contro la ditta originaria di Castel di Lucio.

Ciò che salta all’occhio dalle indagini odierne è che questi atti intimidatori sono stati compiuti esclusivamente contro il territorio messinese, dove la società è nata nel 1996, anche se possiede sedi in tutte le province siciliane. Le indagini sono ancora in corso, affidate alla compagnia di Carabinieri di Mistretta.

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